Previsioni stagionali inverno 2020-21

Riportiamo in questo editoriale un riassunto delle previsioni stagionali basate su indici teleconnettivi a nostro parere più accreditate e cioè quelle dei nostri amici di Climatemonitor integrate con qualche cartina aggiuntiva di tropicaltidbits. Per chi volesse seguire la versione integrale (molto tecnica) troverà la fonte a fine articolo.

“Passando all’analisi dello stato della stratosfera iniziamo con esaminare l’andamento del vento zonale alla quota isobarica di 10hPa così come da figura 11.

Si nota come dalla terza decade di ottobre il vento zonale abbia iniziato ad intensificarsi tanto da raggiungere livelli di intensità ragguardevoli. Questa intensificazione ha corrisposto ad un approfondimento del vortice la cui origine è data da un consistente raffreddamento così come visibile in figura 12.

Il raffreddamento è iniziato verso la fine della scorsa estate aumentando la sua anomalia negativa progressivamente raggiungendo valori particolarmente bassi.

L’effetto sull’anomalia del geopotenziale è evidenziato dal grafico in figura 13 del NAM10hPa, indice che è andato aumentando portandosi ad oltrepassare la soglia di +1,5 in questi giorni e previsto fluttuare attorno a quel valore. Da letteratura questo significa un condizionamento troposferico di una sessantina di giorni con rinforzo del relativo vortice polare e una invasione della fascia anticiclonica subtropicale verso nord. Per quanto ci riguarda significa una prevalente ingerenza di alte pressioni nel mediterraneo centro-occidentale.

Una situazione simile a quella mostrata nella seguente mappa di anomalia a 500 hPa

Fonte: https://www.tropicaltidbits.com/analysis/models/?model=cfs-mon&region=eu&pkg=z500a&runtime=2020120800&fh=1

Detto ciò tutto si potrebbe concludere qui e come dicono in molti: inverno finito! In verità guardando ai dati complessivi con più attenzione emergono alcuni dubbi”

Il grafico in figura 13b, poi, ci suggerisce come gli eventi dei flussi di calore calcolati su un intervallo di 40 giorni non abbia raggiunto il limite negativo dei -5,5K m/s necessario per decretare un ESE di tipo cold al pari e in concomitanza del superamento della soglia NAM10hPa di +1,5. Questo non è un fattore secondario perché significa che il raffreddamento e intensificazione del VPS non è riconducibile all’azione troposferica con una chiara struttura di tipo T-S-T (troposfera-stratsofera-troposfera), ma di sola matrice stratosferica con conseguente scarsa influenza sulle vicende troposferiche. Inoltre nel grafico 13b è possibile valutare anche la previsione della tendenziale degli eventi dei flussi di calore su 40 giorni (curva gialla) che ci indica valori che non raggiungeranno nemmeno nel corso delle prossime settimane il valore negativo di soglia, anzi, si prevede una ripresa dei flussi di calore nel mese di dicembre, anche consistente (vedi curva verde). Tornando al grafico in figura 13 notiamo come la curva dell’indice SEI (Stratospheric Event Index) non abbia raggiunto, e tanto meno superato, la soglia di +1,5. Ricordo che questo indice tiene conto sia del NAM10hPa che dei flussi di calore per meglio focalizzare tutti i casi di superamento di soglia (positiva o negativa) al fine di individuare con maggiore precisione i casi di ESE.

Dunque ciò che sta avvenendo non sembra avere tutte le caratteristiche per essere indicato come evento stratosferico estremo.

Oggettivamente, nella bassissima troposfera (a poche decine di metri dal suolo) l’indice NAM ci indica una notevole fase positiva appena trascorsa, con un forte compattamento della massa artica con relativa flessione del geopotenziale e una espansione della fascia degli anticicloni subtropicali verso nord. Il tempo di novembre ne è stato una plastica rappresentazione.

Dunque detto ciò possiamo cautamente escludere che vi sia stato (o vi sarà nel prossimo futuro) la partenza di un impulso troposferico in grado di generare un evento di tipo T-S-T.

L’attività d’onda prevista dal modello IZE, attualmente operativo, è visibile in figura 16 e frutto dell’elaborazione dello scorso ottobre. Ci suggerisce tutt’altro che un condizionamento troposferico da ESE cold.

Dall’interpretazione del grafico possiamo notare l’uscita della fase con scarsa attività d’onda di novembre farsi strada nei primi giorni di dicembre ma poi riprendere in maniera corposa trovando i massimi effetti attorno alla metà del mese, per poi spegnersi temporaneamente (sembrerebbe attorno al Natale) per poi riprendere in maniera più vigorosa. Tale dinamica, se troverà conferma, sarà da seguire per le ripercussioni in stratosfera. Il mese di gennaio sembra trascorrere interamente con buona attività d’onda. Solo in febbraio, nella prima parte, si prevede uno stop per poi riprendere nella seconda parte del mese.

Questa attività il modello la traduce con le seguenti anomalie di geopotenziale previste alla quota isobarica di 250hPa come da figure 17, 18, 19 e 20.

Per quanto concerne l’Europa e il bacino centrale del mediterraneo si prevede un’anomalia negativa di geopotenziale con segnale più evidente nei mesi di dicembre e gennaio, caratterizzati da ingressi di aria fredda prevalentemente di matrice nord atlantica in dicembre e con una provenienza più settentrionale o nord orientale per gennaio, complice una maggiore propensione alla chiusura del flusso zonale ad opera della seconda onda. Le precipitazioni potrebbero dunque risultare sopra media complice anche un persistente blocco anticiclonico sull’Europa orientale. In febbraio dovrebbe prevalere il temporaneo ritorno di correnti zonali viste in rinforzo, comunque non ad interessare l’intero mese”

Fonte: http://www.climatemonitor.it/?p=53853

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